Martedì 16 novembre 2021 alle ore 15.00 la Clinica pediatrica di Chieti, diretta dal professor Francesco Chiarelli, organizza un seminario internazionale on line (su piattaforma Microsoft Teams) sulla sclerosi multipla in età pediatrica. Nell'ospedale di Chieti è stato attivato un servizio per la diagnosi e terapia della sclerosi multipla in bambini e adolescenti, al quale le famiglie possono rivolgersi.
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Il seminario sarà tenuto dalla professoressa Brenda Banwell, direttore del reparto di Neurologia pediatrica del "Children’s Hospital di Philadelphia" (Usa) e professoressa di Neurologia e Pediatria presso la "Perelman School of Medicine" (University of Pennsylvania), una delle massime esperte mondiali di sclerosi multipla nei bambini.
Come è noto, la sclerosi multipla è una patologia infiammatoria cronica disabilitante del sistema nervoso centrale che colpisce circa due milioni di persone nel mondo e il cui esordio è più frequente in età giovane-adulta.
Nel corso degli ultimi vent’anni il dibattito dei massimi esperti di questa patologia si è spostato verso una nuova tipologia di paziente: i bambini e gli adolescenti.
L’esordio in età evolutiva è raro, rappresentando circa il 10% di tutti i casi di sclerosi multipla nel mondo, tuttavia l’incidenza di questa patologia e dei disordini a essa correlati è in progressivo aumento. Ciò si pensa sia riconducibile al costante aumento del fenomeno dell’autoimmunità in bambini e adulti e alla crescente consapevolezza acquisita verso questa patologia.
I passi avanti promossi dalla ricerca scientifica hanno infatti permesso di caratterizzare la sclerosi multipla in età pediatrica dal punto di vista fisiopatologico, diagnostico e terapeutico, definendone il significativo impatto sullo sviluppo fisico e cognitivo del paziente. Rispetto alla patologia dell’adulto, la sclerosi multipla di bambini e adolescenti ha delle caratteristiche peculiari alle quali si associa un maggiore grado di disabilità dei pazienti nel lungo termine, se non opportunamente e tempestivamente trattata. La diagnosi, la presa in carico e l’approccio terapeutico sono complicati da una serie di fattori tra cui rientra una maggiore complessità diagnostica legata alla minore capacità espressiva del bambino. La rarità di questa condizione ha inoltre causato una ridotta conoscenza della patologia in ambito pediatrico e una maggiore difficoltà nell’avviare trials clinici in una popolazione di per sé delicata.
La diagnosi e l’avvio di terapie sempre più efficaci possono radicalmente cambiare la prognosi di questi bambini, trasformando profondamente la storia di questa malattia.
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