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Smettere di fumare è ancora più difficile in un ambiente ristretto come il carcere, dove le persone sono più fragili: lo conferma uno studio dell’unità operativa di Sanità penitenziaria della Asl Lanciano Vasto Chieti, guidata da Francescopaolo Saraceni, dedicato alle donne ospiti dell’Istituto penitenziario di Chieti.

Le fumatrici sono 19 su 36 detenute presenti, di età compresa tra 26 e 60 anni, con un’età media di 44 anni. Su 16 donne che hanno accettato di sottoporsi all’indagine - condotta dall’assistente sanitaria Luciana Petrocelli insieme ai tirocinanti del corso di laurea in Assistenza sanitaria -, sette dicono di fumare quando sono nervose e altrettante sostengono che il fumo le rilassa e dà loro energia. Eppure per otto di loro è “disperatamente importante” smettere di fumare. In generale le fumatrici indicano come ragione per smettere la paura di ammalarsi (il 25%) o perché sentono il respiro più affannato e ugualmente temono di sviluppare qualche patologia (un altro 25%), o perché vogliono essere un buon esempio per i figli (il 13%) oppure, ancora, per via del respiro “sempre più affannato” (6%). Il 7% di loro non vuole smettere di fumare.

Secondo l’indagine, cinque donne su 16 hanno iniziato a fumare all’età di 13 anni. Nove su 16 affermano di fumare 20 sigarette al giorno, con un costo giornaliero di 5,50 euro a pacchetto che diventano 38,50 euro a settimana, 154 euro al mese e 1.848 euro l’anno.

Alle detenute è stato sottoposto il test di Fagerström, sei domande che valutano il tasso di dipendenza dal fumo: ne è emerso che 12 donne su 16 accendono la prima sigaretta entro i primi cinque minuti dal risveglio; dieci su 16 affermano di non fare fatica a “non fumare” in luoghi chiusi, mentre sei su 16 fanno fatica. Tra le intervistate, due hanno evidenziato un grado di dipendenza molto forte.






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