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"Dovermi difendere, essere trattato da criminale perché sono alla ricerca di tutte le soluzioni possibili per salvare due vite, è davvero il risvolto più increscioso e disgustoso legato all'emergenza Coronavirus": è il primo, duro commento del Direttore generale della Asl, Thomas Schael, all'attacco del sindaco di Lanciano per avere trasferito due letti dalla Rianimazione del "Renzetti" all'ospedale di Chieti.

"Mentre si corre a cercare soluzioni - prosegue - perché i posti sono esauriti nell'ospedale Hub che tratta i pazienti più gravi, buttarla in guerra di campanile è squallido, perché oltraggia quei malati che possono avere una speranza di salvarsi. Ecco come sono andate le cose: non abbiamo più posti per i casi disperati, non possiamo più accettarne, mentre alla Rianimazione di Lanciano su sei posti disponibili ne erano occupati solo tre. Dov'è dunque l'oltraggio? E' giusto che i cittadini di Lanciano sappiano che chiunque di loro, nel malaugurato caso, dovesse avere bisogno di supporto respiratorio per contagio da Coronavirus, dovrà essere portato a Chieti, perché la Terapia Intensiva del Renzetti è riservata a pazienti in condizioni critiche a causa di altre patologie. E a quel punto sarebbero felici di sapere che a Lanciano ci sono posti inutilizzati e che a Chieti non possiamo accoglierli? Sarebbe un modo per onorarne la lancianesità? Siamo in un'emergenza gravissima e la decisione di spostare temporaneamente due letti è stata presa in presenza del primario della Rianimazione di Lanciano. Perciò mi indigna e mi offende profondamente essere trattato come un predatore. Ho profondo rispetto per tutti i cittadini di questa provincia, con una squadra generosa stiamo lavorando da settimane senza sosta per fare fronte all'onda di contagi senza farci travolgere, c'è un impegno coscienzioso e serio da parte di tutti per trovare le soluzioni migliori, con un unico obiettivo: curare i malati e salvare vite. Rispondo sempre delle mie azioni, ne ho piena coscienza e le sostengo. Chi la butta in caciara con altri intenti e fa levare la voce dello sdegno a difesa dell'indifendibile, in un momento nel quale siamo tutti appesi a un filo, ne risponda allo stesso modo davanti alla comunità. Io la guerra la faccio al virus, non alle città né alle persone".

 

 

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