La discesa in campo del mondo imprenditoriale del territorio, al fianco della Sanità pubblica per la realizzazione del Covid Hospital di Atessa, merita una riflessione e una lettura che va ben oltre la pura operazione economica. La grande e la piccola e media impresa hanno contribuito in modo sostanziale, dal secondo dopoguerra, all'emancipazione di questa regione.
Se il fenomeno migratorio è stato in parte frenato, lo si deve all'intraprendenza di una categoria che non si è fatta mancare coraggio, amore per la propria terra e capacità di visione. E' come se gli imprenditori avessero fatto un patto con l'Abruzzo, promettendogli futuro. E lo stesso fanno oggi, esponendosi in modo importante, anche per la quantità di risorse messe a disposizione, per dare concretezza al nostro progetto. E' un segnale di importanza vitale per gli abruzzesi e mai parole furono più appropriate, perché se in passato l'impresa ha salvato questa regione dalla fame e dalla disoccupazione, ora si impegna per la loro vita stessa.
Il mondo produttivo ha assunto su di sé l'onere di offrire una possibilità di assistenza adeguata ai malati di Coronavirus, il cui numero crescente ogni giorno mette in sofferenza le nostre strutture, che pure subiscono una riconversione in corsa per aumentare i posti letto dedicati. Nasce, allora, dalla presa d'atto di questa durissima realtà il nostro progetto di attrezzare il Covid Hospital ad Atessa e che le imprese non hanno esitato a sostenere, consapevoli della necessità di dare assistenza e, con essa, una speranza di cura e di vita a tanti malati che diversamente non riusciremmo a prendere in carico.
Il momento è cruciale per il sistema sanitario e il mondo produttivo locale ne ha colto la fragilità, esprimendo ai livelli alti quella responsabilità sociale d'impresa che rappresenta il grande valore aggiunto per aziende grandi e piccole. Ma il senso vero di questa sinergia è avere creato una distinzione tra chi ha messo a fuoco la gravità del momento e chi no, tra chi ha compreso che è sul "qui e ora" che bisogna agire e chi fantastica su un futuro che a molti potrebbe essere precluso se non si mette riparo all'oggi, così precario e gravato da un'incognita pesantissima.
Fare congetture sul domani vuol dire gettare la palla in tribuna, senza la lucidità e la determinazione necessarie a rispondere all'urgenza di questi giorni: salvare vite. Per affrontare l'emergenza Covid, senza farsi travolgere, è necessario che le Asl di riorganizzino, ed è quello che noi abbiamo fatto, prevedendo l'Hub a Chieti per i casi gravi, e che quindi necessitano di terapia intensiva, e lo Spoke ad Atessa per quelli meno complessi, quasi triplicando la dotazione di posti letto.
E' questo, e soltanto questo, il terreno sul quale possiamo trovarci, lavorando insieme per la salute di tutti, perché è proprio questa a essere in pericolo. Il mondo delle imprese lo ha capito prima e meglio di tutti, mettendo non solo il capitale economico. Il valore etico del loro impegno va oltre le cifre delle donazioni e stringe dentro un abbraccio solidale un territorio che ha paura.