Studiare i meccanismi alla base della ridotta efficacia dei farmaci antipiastrinici nella prevenzione degli eventi cardiovascolari e identificare biomarcatori di risposta subottimale all’aspirina con un approccio multidisciplinare di medicina traslazionale. Lo hanno fatto i ricercatori e medici del Policlinico di Chieti e dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” con una finalità: sviluppare strategie personalizzate basate sulla medicina di precisione.
Il lavoro, dal titolo “Reduced platelet glycoprotein Ibα shedding accelerates thrombopoiesis and COX-1 recovery: implications for aspirin dosing regimen”, è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale di elevatissimo fattore di impatto “Haematologica”.
Lo studio, coordinato dalla Prof.ssa Francesca Santilli, Dirigente Medico presso L’Unità Operativa di Clinica Medica e Professore Associato presso il Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento, nonché responsabile dell’Unità Operativa di Trombosi ed Emostasi del Centro di Studi e Tecnologie avanzate (CAST), ha fatto seguito al finanziamento del Progetto da parte del Ministero della Salute alla Prof.ssa Santilli, per un importo di 234000 euro.
Con un approccio traslazionale, “from bedside to bench and to bedside again”, e multidisciplinare, che ha integrato tecniche di biologia molecolare e cellulare, di biochimica e di proteomica, i ricercatori hanno caratterizzato un importante meccanismo molecolare, frutto dell’interazione fegato-midollo osseo, che regola l’equilibrio tra produzione e distruzione delle piastrine, cellule target dell’aspirina e responsabili degli eventi aterotrombotici quali ictus ischemico ed infarto del miocardio. In alcuni individui, la durata dell’effetto dell’aspirina a basse dosi nel prevenire l’attivazione piastrinica e quindi gli eventi cardiovascolari, può essere più breve di 24 ore (il normale intervallo posologico tra due somministrazioni di aspirina), a causa di un accelerato turnover piastrinico, con alcune piastrine neoformate che sfuggono all’inibizione da parte dell’aspirina.
“Abbiamo identificato nel difettoso rilascio in circolo di una proteina presente sulla superficie delle piastrine, GP1balpha, essenziale nel regolare la rimozione delle stesse dal torrente ematico, un importante determinante dell’accelerato turnover piastrinico da parte del midollo, che condiziona una ridotta risposta all’aspirina in alcuni individui” spiega la Professoressa Santilli.
L’identificazione di questo meccanismo di sbilanciamento tra produzione e distruzione delle piastrine, che sottende la variabilità interindividuale nella risposta all’aspirina, ha consentito di caratterizzare un marcatore circolante, basato proprio sul meccanismo fisiopatologico scoperto, capace di identificare a priori i soggetti che risponderanno meno all’aspirina, per i quali testare strategie innovative, quali ad esempio la somministrazione dell’aspirina due volte al giorno, per bloccare le piastrine neoformate immesse in circolo dal midollo. Tale biomarcatore, rappresentato da un esame ematico che esprime il rapporto tra due molecole circolanti, la trombopoietina e la glicocalicina, indici di produzione e distruzione piastrinica, rispettivamente, potrà essere testato ed utilizzato su larga scala, e permetterà di ridurre il tasso di fallimenti terapeutici, quella che veniva inappropriatamente definita “resistenza all’aspirina”.
I 200 pazienti ad elevato rischio cardiovascolare studiati sono stati arruolati presso l’Unità Operativa Complessa di Clinica Medica, diretta dal Professor Francesco Cipollone, e nell’Ambulatorio di Diabetologia afferente all’Unità Operativa stessa, di cui è responsabile la Professoressa Santilli, avvalendosi della collaborazione con molti Medici di Medicina Generale, e gli esperimenti sono stati condotti presso l’Unità Operativa di Trombosi ed Emostasi del CAST diretto da Santilli ed in parte in altri laboratori di Chieti, Pavia, Milano, Stati Uniti.
Lo studio è stato condotto nell’ambito di una collaborazione scientifica internazionale con la Prof.ssa Karin Hoffmeister, Translational Glycomics Center, Blood Research Institute Versiti, Milwaukee, WI, USA, e nazionale, con il Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Pavia, con il Centro Cardiologico Monzino, Università di Milano. A Chieti, oltre alla Clinica Medica e Patologia Clinica del Policlinico, sono coinvolti i Dipartimenti di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento, di Scienze Biotecnologiche Mediche ed Orali, di Farmacia, e le Unità Operative di Trombosi ed Emostasi, di Proteomica, di Citofluorimetria e di Medicina Molecolare del CAST.
“La natura interdisciplinare e la collaborazione tra figure con competenze diverse e complementari è stata l’elemento fondamentale per il conseguimento di questo risultato”, conclude la Prof.ssa Santilli, per cui un doveroso ringraziamento va al Professor Francesco Cipollone, Direttore dei Dipartimenti universitario e medico di afferenza e coautore dello studio, ed al Professor Agostino Consoli, Direttore del CAST, Struttura di Eccellenza che ha visti coinvolti molti ricercatori anche delle Scienze di base.
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