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(a cura del Servizio igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche del Dipartimento di prevenzione)

I rettili hanno sempre rappresentato, nell’immaginario collettivo, qualcosa di viscido e pericoloso legato al male come rappresentazione del diavolo. Questo ne ha determinato la persecuzione da parte dell’uomo, spesso ingiustificata. È opportuno invece diffondere le giuste informazioni e conoscenze in modo tale da assumere i corretti comportamenti in caso di incontro con queste specie. I Rettili sono divisi in quattro ordini:

Ordine Chelonia o Testudines: comprende tartarughe (specie marine) e testuggini (specie terrestri)

Ordine Rhynochocephala: con unico rappresentante il Tuatara (Sphenodon punctatus e Sphenodon guntheri) presente esclusivamente in Nuova Zelanda

Ordine Crocodilia: comprende tre famiglie i Crocodilidi, gli Alligatoridi e i Gavialidi

Ordine Squamata: comprende oltre 10.000 specie di rettili suddivisi in Sauri ed Ofidi. I primi comprendono lucertole, gechi e sono caratterizzati dalla presenza dei quattro arti, ridotti o assenti in alcune specie, orecchio esterno e occhi con palpebre funzionali. Gli Ofidi (o Serpenti) nel processo evolutivo hanno perso l’orecchio esterno e gli arti sviluppando altri organi di senso importanti come l’apparato velenifero.

Sul territorio la presenza dei rettili è stata ampiamente documentata e studiata. L’erpetofauna occupa il territorio abruzzese a varie altitudini a seconda delle specie, ma ci sono aree in cui la loro presenza non è facilmente rilevabile come nelle aree sommitali del massiccio della Majella a causa delle condizioni climatiche dovute all’elevata altitudine non compatibili con l’ecologia delle specie (Carafa M., 2016). Viceversa le aree caratterizzate da presenza di ambienti umidi posti a quote medie e quindi climaticamente favorevoli, soddisfano le esigenze ecologiche di diverse specie di rettili (Carafa M., 2016). 

Con l’arrivo della stagione calda la maggiore frequentazione antropica di aree in cui sono presenti questi animali e una loro maggiore attività biologica rende più probabile l’incontro con queste specie per quanto elusive. Le specie presenti in Abruzzo appartenenti al sottordine Ofidi sono le specie della famiglia Colubridi (Colubro liscio, Colubro del Riccioli, Cervone, Biacco, Biscia dal collare, Biscia tassellata Saettone comune) e sono assolutamente innocui per l’uomo.

Colubro liscio

Piccolo ofide raramente supera i 75cm di lunghezza. È presente dai 250m ai 2135m sulla Maielletta presente in pascoli aridi con pietraie e muretti a secco, ma anche sulle rive di corsi d’acqua o sponde di laghi e stagni.

Colubro del Riccioli

Serpente di piccole dimensioni (non superiore a 75cm di lunghezza), caratterizzato da comportamento molto schivo. In Abruzzo è localizzato nella fascia preappenninica (Ferri e Soccini, 2008)

Cervone (Pasturavacche)

Colubride di grosse dimensioni, con caratteristica livrea dorsale con fondo bruno giallastro e quattro bande nerastre longitudinali. Predilige l’habitat della macchia mediterranea con massi che utilizza per termoregolarsi.

Biacco

Colubride di medie dimensioni (circa 1,5m). In Italia è presente dal livello del mare fino ai 2000m di quota.

Biscia dal collare

Ofide acquatico. Oltre agli ambienti umidi si trova anche in aree forestali, prati e coltivi fino ad ambienti urbanizzati. Le femmine sono più grandi dei maschi e raggiungono la lunghezza di 1,5m.

Biscia tassellata

Non supera il metro di lunghezza. Per il suo aspetto viene spesso confusa con la Vipera comune. In Abruzzo è più rara della Biscia dal collare.

Saettone comune

Corpo snello e slanciato, può raggiungere i 2 metri di lunghezza. Predilige la collina e la bassa montagna con buona copertura arborea ed arbustiva ma con aree aperte per la termoregolazione.

Vipere
Le vipere appartengono alla Famiglia Viperidi e sono gli unici serpenti velenosi esistenti in Italia. Nel nostro paese sono presenti quattro specie: Vipera berus, Vipera ammodytes, Vipera aspis (Vipera comune), e Vipera ursinii o Vipera di Orsini. Di queste solo la vipera comune e la vipera di Orsini sono presenti in Abruzzo.

Vipera comune

In Abruzzo è presente in tutte le provincie dal litorale alle zone montane. Ha dimensioni medie (raggiungono i 70cm di lunghezza). Presenta un corpo tozzo con coda che si assottiglia bruscamente. Inoltre la testa ha una base larga ed un muso stretto che gli conferisce un aspetto triangolare. Tipico il profilo con naso all’insù. Di solito è di color crema con una barratura trasversale nera lungo il dorso e i fianchi. Sono frequenti le variazioni cromatiche dal grigio al rosso brunastro e al giallo, nelle zone montane possono essere presenti individui melanici completamente neri.

Vipera di Orsini

Piccola vipera che generalmente non supera i 50cm di lunghezza. Presenta un corpo tozzo con testa stretta e profilo arrotondato con apice dorsale piatto. La colorazione, sebbene variabile va dal grigiastro al marrone chiaro con una stria dorsale a zig-zag lungo tutto il corpo. Vive esclusivamente in ambiente montano al di sopra della vegetazione arborea.

In generale le vipere sono animali schivi per cui evitano l’incontro con l’uomo. Tuttavia, se l'animale viene inavvertitamente infastidito o calpestato, può sentirsi minacciato e quindi mordere. Il veleno generalmente non è letale per un adulto in buone condizioni di salute, ma può essere pericoloso per soggetti deboli quali anziani, persone con patologie debilitanti, cardiopatici, bambini piccoli, animali come cani e gatti. La gravità dell’avvelenamento dipende anche dalla quantità di veleno iniettato. L’apparato velenifero sviluppato dalle vipere ha lo scopo di rendere più efficiente la predazione, per cui la vipera tende a non sprecare il veleno mordendo senza un preciso scopo. Per questo, a volte si assiste al cosiddetto “morso secco” cioè senza inoculazione di veleno: in questo caso sarà possibile evidenziare i segni lasciati dal morso ma non ci saranno sintomi.

Le parti del corpo che più frequentemente vengono morse sono: mano, piede, polpaccio, arti inferiori e superiori; mentre i punti più pericolosi ma anche più rari sono il collo o la testa.

I segni lasciati dal morso sono piuttosto caratteristici, sono presenti in genere due ferite puntiformi di circa 0,5-1mm di diametro che distano di 5-8mm circa l'uno dall'altro e rappresentano i fori dei denti veleniferi, può essere presente il segno lasciato dagli altri denti, che tuttavia è molto meno profondo ed evidente. Può talvolta accadere che sia visibile solo un foro maggiore probabilmente dovuto al fatto che l’animale può aver perso un dente velenifero. Il morso di altri serpenti non velenosi, non presenta ovviamente i due fori maggiori, ma solamente il segno dell’intera arcata dentaria, a forma di V.

I sintomi del morso di vipera sono dolore, bruciore e gonfiore sulla zona colpita, seguono edema ed eritema locali che tendono ad espandersi. Successivamente possono comparire sintomi e segni sistemici quali nausea, vomito, a volte con sangue, dolori muscolari, diarrea, collasso cardiocircolatorio e shock con perdita di coscienza.

Il primo soccorso per la vittima consiste nel tenerla tranquilla evitando di compiere movimenti che faciliterebbero la diffusione del veleno, può essere utile a tal proposito immobilizzare con stecche l’arto colpito come se si trattasse di una frattura. La zona colpita va lavata con acqua e sapone, evitando l’uso di alcool e soluzioni alcoliche e vanno rimossi anelli e bracciali poiché, con l’eventuale insorgenza di edemi locali, potrebbero creare compressioni e complicazioni vascolari.

Se il morso è avvenuto ad un arto occorre applicare una benda elastica alta circa 7-10cm, disposta a monte della ferita e stretta in modo da bloccare la circolazione linfatica, via attraverso cui il veleno entra in circolo, ma non la circolazione sanguigna. In caso di morso alla testa, al collo o al tronco occorre applicare un cerotto elastico che comprima il più possibile la parte intorno al morso per limitare la diffusione del veleno nel torrente circolatorio. In ogni caso è necessario recarsi al più presto in Pronto Soccorso per i trattamenti successivi o, qualora il morso sia avvenuto in aree impervie, contattare il servizio di emergenza territoriale 118 per organizzare il trasporto. Va sottolineato che è del tutto inutile tentare di aspirare il veleno mediante suzione ed è altresì inutile, oltre che potenzialmente dannoso, incidere l’area del morso nel tentativo di far fuoriuscire il veleno, tali manovre provocano ulteriore traumatismo ed infiammazione dei tessuti, senza apportare alcun beneficio concreto.

Di fondamentale importanza è cercare di prevenire il morso di vipera assumendo comportamenti corretti, indossando innanzitutto un idoneo abbigliamento con scarponcini, calze e/o pantaloni lunghi in modo da proteggere le parti più a contatto con il terreno. È inoltre importante permettere agli animali di avvertire la nostra presenza battendo il terreno con tronchi o pietre prima di sedersi o mettere le mani a terra e ispezionare eventuali indumenti lasciati a terra prima di indossarli nuovamente. Particolare attenzione va prestata alle zone vicino a fonti di acqua dove gli animali si avvicinano per abbeverarsi.

RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano per la preziosa collaborazione alla stesura della presente guida:
la Dr.ssa Alessia Ioannoni, Dirigente Veterinario - Servizio IAPZ - Referente Aziendale per la Fauna Selvatica;
il Dr. Arturo Di Girolamo, Dirigente Medico - Infettivologo - Dipartimento di Prevenzione



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